“Lo spazio bianco… è spazio sprecato!”
Eccola qua la somma bestemmia, quell’anatema che meriterebbe la scomunica che molti designer e grafici sono costretti a sentire da clienti con la sindrome del “pienoèmeglio”.
Lo spazio bianco, o whitespace, è un elemento fondamentale di un layout che contribuisce in modo significativo all’equilibrio di una composizione.
Spesso però, i clienti spinti dal desiderio di includere in un unico spazio pubblicitario il maggior numero di messaggi possibili, fanno pressioni per inserire all’interno del progetto una quantità sterminata di informazioni, che diventano di fatto controproducenti.
La corretta gestione dello spazio bianco è fondamentale sia per questioni di layout, sia per l’informazione che la presenza o mancanza dello stesso può provocare.
Possiamo fare una prima distinzione in due tipi di whitespace:
– macro whitespace: lo spazio tra gli elementi di dimensioni più grandi all’interno della composizione
– micro whitespace: lo spazio tra gli elementi più piccoli, come l’interlinea dei font o la distanza tra i caratteri (diventando di fatto responsabile della leggibilità, della “respirabilità” del testo e della scala di importanza dei contenuti)
Differenze anche minime possono condizionare significativamente la resa del progetto, trasmettendo sensazioni diametralmente opposte al destinatario del messaggio.
Ne è un esempio l’adv che trovate qui sotto ( fonte: html.it ):
Il contenuto del messaggio è lo stesso ma veicolato in modo diverso: se nel secondo la percezione è quella di un prodotto di lusso, elegante e probabilmente costoso, nel primo caso l’aspettativa è quella di un prodotto di scarsa qualità, economico nel senso sgradevole del termine. Sembra una pubblicità anni 80 degli occhiali a raggi-x. 🙂
Per calibrare quindi che tipo d’uso fare dello spazio bianco bisogna quindi inquadrare con attenzione sia il tipo di prodotto che si vuole promozionare, sia il target. Un ampio uso dello whitespace potrebbe creare un’eccessiva sofisticatezza ed aspettativa per un prodotto e non essere in linea con le reali esigenze commerciali dello stesso, rivelandosi controproducente. Allo stesso modo, un prodotto di qualità sostenuto da un adv con un maldestro uso dello spazio bianco potrebbe svillire il prodotto stesso, categorizzandolo nella mente del consumatore come di scarsa qualità.
Ma l’uso che si può fare dello spazio negativo può essere talvolta strumentale, con il preciso scopo di elevare il prodotto facendo percepire al consumatore uno status più elevato di quello reale.
Se le case automobilistiche di lusso fanno da sempre ampio uso dello spazio bianco nella loro comunicazione, Lancia presentando la sua Lancia New Ypsilon non è stata da meno. Non si tratta di un prodotto che possa oggettivamente competere con le supercar dei marchi più blasonati, ma l’adv e la comunicazione istituzionale così realizzate elevano il prodotto ad una sorta di settore premium, lasciando al consumatore la percezione di essere entrato in contatto con un bene qualitativamente superiore alla media.
Volendo citare esempi importanti di uso dello spazio negativo è quasi banale tirare fuori la case-history di Apple, che sullo spazio bianco e l’essenzialità delle linee ha basato recentemente tutta la propria comunicazione; un esempio su tutti, la mela che alla fine degli spot tv, collocata al centro dello schermo completamente bianco, racconta molto di più di quello che potrebbero fare mille parole.
Capirai quindi da questi esempi quanto sia importante il ruolo che questo spazio ha nell’impatto visivo del layout della comunicazione ed automaticamente quanto possa andare ad influenzare il posizionamento del brand.
E se ancora non fossi convinto di tutto quello che hai letto fino ad ora, ti lascio con un divertentissimo video che mostra i risultati di quella corsa al “riempiamoloatutticosti” che molti clienti amano tanto.
Ah ed a proposito… puoi ingrandire il logo? Tanto c’è spazio… 🙂